Il conflitto ci ricorda una difficoltà comunicativa tra chi vive una relazione. Viene alla mente un fraintendimento, un disaccordo, ma anche tensione, rabbia, crisi e rottura. Modificare questo paradigma è possibile, se la gestione del conflitto è vista come una opportunità di cooperazione. Il contrasto può diventare lo strumento attraverso cui riconoscere il possibile soddisfacimento di bisogni reciproci. Sono possibili i conflitti senza perdenti, ma bisogna abbandonare l’idea che necessariamente qualcuno perde e qualcun altro vince.
ATTEGGIAMENTO GENERALIZZATO
Ognuno è portatore di specifici bisogni che non sono dovutamente allineati a quelli degli altri. Talvolta questi sono tra loro divergenti e in contrasto. Tale condizione può favorire atteggiamenti aggressivi per far prevalere il proprio bisogno su quello altrui. Caparezza in Il Conflitto esemplifica benissimo questa soluzione “Se il conflitto fosse la soluzione ai miei problemi, io sarei sempre in conflitto.” (per approfondimenti)
Ma il conflitto è la soluzione? E’ possibile pensare a conflitti senza perdenti? Procediamo per gradi. Nel disaccordo la spazio di comunicazione diventa un luogo di conflitto in cui necessariamente uno deve perdere e l’altro vincere. Ma questa verità non è assoluta se si è disponibili a confrontarsi senza pregiudizi (per approfondimenti). E’ possibile attivare una modalità in cui entrambi possano dire ‘io vinco-tu vinci’.
VINCERE O PERDERE
I comportamenti possono diventare aggressivi per garantirsi il soddisfacimento dei propri bisogni oppure passivi e rinunciatari. Nel primo caso, la soluzione al conflitto è perfetta solo per uno. Gli altrui bisogni sono totalmente disattesi: io vinco-tu perdi. Nel secondo caso, vige la logica ‘tu vinci-io perdo’ ovvero ‘fa quello che vuoi’. Qui l’atteggiamento è il lasciare correre e la soluzione è soddisfacente solo per la controparte. Ma non per chi piega la testa e rinuncia.
Queste due ipotesi sono caratterizzate da una comunicazione unilaterale. Il potere è l’elemento dominante che riduce la comunicazione a contrasto, accrescendo il risentimento e la frustrazione. A cui va aggiunta la competizione che produce ribellione o sottomissione con il ritiro e la fuga dall’agone conflittuale. Le modalità comunicative in un contesto problematico, per conflitti senza perdenti, hanno un notevole peso ed importanza nel direzionare la relazione. (per approfondimenti)
IL METODO DEL CONFLITTO SENZA PERDENTI
Thomas Gordon, psicologo statunitense, propone di passare dalla competizione alla collaborazione per affrontare e risolvere i conflitti. È un vero e proprio cambiamento del paradigma ‘io vinco-tu perdi’. La logica è ‘si può vincere insieme’, quindi può esserci un conflitto senza perdenti. E la comunicazione è uno strumento di base per rendere ciò possibile, ma non può essere coercitiva ed autoritaria.
Una comunicazione manipolativa in cui il vincere accade con la forza o con l’astuzia va abbandonata. Se uno vince e l’altro perde, il rischio è di compromettere gravemente la relazione. La chiave di volta sta nel riconoscere una reciproca soddisfazione e una risoluzione pacifica e collaborativa del conflitto. Alla base delle tecniche di Gordon c’è la Congruenza o ‘messaggio in prima persona’ e l’Empatia riconducibile all’ascolto attivo. Infine, si aggiunge l’accettazione della diversità e il riconoscimento dei valori dell’altro e delle sue libertà.
COMUNICARE CON EFFICACIA
Una comunicazione efficace non contempla neppure la rinuncia al proprio bisogno. Si può risolvere il conflitto in maniera costruttiva senza danneggiare la relazione. È necessario, in tal caso, promuovere la collaborazione e l’integrazione dei reciproci bisogni e delle relative risorse. In sostanza, le parti si uniscono nella ricerca di soluzioni accettabili e per giungere ad un conflitto senza perdenti.
Affinché ciò si concretizzi occorre che entrambi esprimano in modo trasparente ed in prima persona i propri bisogni. Si dichiari la disponibilità all’ascolto dell’altro per la ricerca di una soluzione. Ci si riunisca e si proceda definendo con precisione il problema in termini di bisogni, motivazione ed obbiettivi. Utilizzando, poi, il brain storming si ricercano le possibili soluzioni, a cui segue l’individuazione di quella da adottare. Infine, si formula un piano d’azione concordando la verifica dei risultati e la valutazione della soluzione al problema originario.
EFFETTI DEL ‘NESSUNO PERDE’
Da una leadership autoritaria si passa ad una leadership partecipativa in cui l’esercizio del potere coercitivo, manipolativo e competitivo è accantonato. Una comunicazione di questo tipo, da un lato, favorisce la soluzione del contrasto in modo non conflittuale. E dall’altro, promuove anche una maggiore autonomia, senso di appartenenza ed autostima.
Si pongono le basi per una soluzione pacificante del conflitto, si promuove la creazione di un clima sereno, collaborativo e produttivo. Permettendo al contempo di ottimizzare i tempi grazie allo stabilirsi di un clima di maggiore fiducia e tolleranza nelle relazioni. Si crea una sorta di terreno fertile nell’accettazione dell’altro che passa per la parola verbale e non verbale. La maggiore comprensione che si crea incoraggia la risoluzione del conflitto e un maggior grado di autonomia e responsabilità.
COME FARE PER UN CONFLITTO SENZA PERDENTI
Alla base del pensiero di Gordon c’è la relazione interpersonale, l’ascolto empatico e l’assertività. Modalità utili per risolvere il conflitto in una competizione leale, senza violenza e strumentalizzazioni o l’esercizio del ‘potere su’ le persone.
Le tecniche sono 1) ascolto attivo, 2) messaggio in prima persona e 3) problem solving. Sono fondamentali sia per l’identificazione del conflitto sia per la comunicazione efficace anche mediante il MESSAGGIO IO o IN PRIMA PERSONA.
MESSAGGIO IN PRIMA PERSONA
Il messaggio in prima persona si realizza quando chi parla si descrive. È l’espressione dei sentimenti ed esperienze di chi sta dialogando. Questa modalità è autentica, sincera e congruente in quanto esprime essenzialmente la propria realtà interiore. Normalmente è esente da valutazioni, giudizi o interpretazioni sugli altri. Il messaggio in prima persona crea i presupposti per la realizzazione di conflitti senza perdenti, rendendo la comunicazione efficace.
QUALCHE ESEMPIO
“Sono contento di aver accettato l’invito di Maria.” È il tipico esempio di messaggio che rafforza il rapporto, comunica emozioni positive e che il comportamento dell’altro ha prodotto buoni effetti. “Domani mattina devo prendere l’auto presto per andare in stazione.” In questo caso il messaggio in prima persona è dichiarativo e privo di manipolazione o controllo sulla controparte.
Diversamente quando ad esempio si danno ordini o fanno minacce, prediche, apprezzamenti. Ovvero si ridicolizza, avverte, argomenta, giudica o simili definendosi un’area di potenziale conflittualità. Dal MESSAGGIO IO si passa al MESSAGGIO TU. Può esserci biasimo come ad esempio “Sei Cattivo, mi hai proprio fatto arrabbiare.” Con un bimbo, questa affermazione può produrre un cambiamento, ma con un adolescente di converso la cosa si complica. Un MESSAGGIO TU tende a negare all’altro la possibilità di contribuire alla soluzione del conflitto, facendo deteriorare la relazione.