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“Mi chiamo Gilda e sono una Persona Altamente Sensibile!”

Questa affermazione anni fa, non l’avrei pronunciata. A ben pensarci, non mi sarei mai neppure lontanamente immaginata che, da Counselor Professionista, mi sarei occupata di Persone Ipersensibili. Fin da bambina mi sono sentita redarguita perché troppo sensibile, troppo permalosa, troppo attenta ai particolari, troppo empatica, troppo timida, …. c’era sempre un troppo di troppo che mi faceva sentire inadeguata, diversa, la figlia imperfetta da correggere.
I percorsi psicoterapeutici intrapresi, le letture, gli studi, i seminari e convegni frequentati mi hanno aiutata a conoscere meglio il funzionamento della mente, ma c’era sempre qualcosa che mancava. L’incontro con lo shiatsu mi ha aperta ad un nuovo rapporto con il corpo, oltre che alle teorie energetiche orientali. Attraverso lo studio della Psicosintesi ho armonizzato le conoscenze accumulatesi secondo una visione bio-psico-energetica.
Leggere Rolf Sellin è stato un fulmine a ciel sereno! Come Cristoforo Colombo ho scoperto qualcosa di nuovo, ma da sempre ‘conosciuto’. Essere Ipersensibile, non è essere diverso. Essere Ipersensibile, significa disporre di un talento ‘fantasticamente scomodo’ ed affascinante.

PROGETTO: #PERSONALTAMENTESENSIBILE

Il Progetto #PersonAltamenteSensibile intende permettere a quanti più Ipersensibili possibile di conoscersi, diventare padroni in casa propria senza sentirsi ospite sgradito. Utilizzo la Psicosintesi in quanto strumento semplice di auto-formazione ed informazione per essere Capitano della propria personale imbarcazione.

Attraverso seminari, workshop, dialogo con ascolto empatico e gruppi di condivisione si aiuta ad aumentare la propria autostima, definire i propri confini imparando a riconoscere anche quelli altrui, smettere di essere vittime di ‘vampiri energetici’, imparare nuovamente a centrarsi e respirare senza paura di essere ciò che si è, oltre che riconquistare un rapporto sano con il proprio corpo e riappropriarsi della propria capacità percettiva ed intuitiva.

Il Cigno Nascosto Gruppo Self Help

Il Gruppo self-help IL CIGNO NASCOSTO nasce sulla scia di seminari svoltisi in biblioteche modenesi nella primavera del 2018.
Il nome è la naturale conseguenza della favola ‘Il brutto anatroccolo” di H.C. Andersen. Questo racconto è stato utilizzato per evidenziare analogie tra il ‘brutto anatroccolo’ e la Persona Altamente Sensibile: le difficoltà di essere accettati, le incessanti richieste di essere altro da se stessi, la paura di sentirsi scansati se non allontanati perché diversi, le laceranti difficoltà di ri-conoscersi come essere vivente degno di esistere.
Ma quando il ‘brutto anatroccolo’ accetta di essere ciò che è, ovvero solo e semplicemente un CIGNO e null’altro, può aprire le sue ali e volare oltre le difficoltà, oltre tutte quelle ferite che la scarsa autostima hanno generato.
Essere CIGNI in mezzo a tante anatre non è semplice. Scegliere di essere CIGNI significa accettare di vivere pienamente e consapevolmente la propria IPERSENSIBILITA’, IPERAFFETTIVITA’, IPEREMPATIA, IPEREFFICIENZA MENTALE e IPERLUCIDITA’.
Il Gruppo self-help IL CIGNO NASCOSTO si è costituito per offrire la possibilità agli Iper-sensibili di incontrarsi per condividere stati d’animo, esperienze di vita, sostenersi vicendevolmente ed avviare, nel rispetto dei propri tempi e ritmi, un cambiamento personale e sociale
La partecipazione attiva al Gruppo consente di migliorare le capacità di partecipazione, di ascolto e di ‘fronteggiamento’ delle proprie problematiche, facendo emergere le personali risorse per metterle a disposizione di sé e degli altri.
Al Gruppo IL CIGNO NASCOSTO possono partecipare tutte le persone sensibili che intendono cercare modalità per stare meglio con se stesse, con i propri cari, sul lavoro e nella società. Inoltre, è aperto a coloro che condividono la vita con un/una Ipersensibile per capire e comprendere meglio le mille sfumature che caratterizzano una persona con una elevata sensibilità.
Gli incontri del Gruppo IL CIGNO NASCOSTO sono mensili, si svolgono il secondo giovedì non festivo del mese dalle 20:30 alle 22:00.
È previsto un colloquio informativo d’ingresso. Per partecipare rivolgersi all’Ass.ne IL PONTE e/o Gilda Fanton (Facilitatrice – Counselor)
Cell. 333 6119 799
E-mail. assilponte.aps@gmail.com
Fb. @assilpontebenesseremodena e @gildafantoncounselorshiatsuka

Percezione-Centratura-Confini

Parlare di percezione, centratura e confini ad una Persona Altamente Sensibile non è facile. Spesso non comprende neppure di cosa si sta parlando. Ciò non perché non sa cosa siano, ma perché in un momento lontano della sua vita ha deciso di ‘negarne’ l’esistenza.

Già dai primi studi sull’ipersensibilità, oltre allo stupore e al piacere di sapere che non si è ‘pazzi’, ho scoperto che i massimi ostacoli e boicottatori di noi stessi siamo stati noi. Tutto ciò è accaduto inconsapevolmente, ma si è progressivamente concretizzato in una sorta di ‘processo di esternalizzazione’ cha ha  condizionando ed imbrigliato l’esistenza di chi è ipersensibile.

Come PERCEZIONE – CENTRATURA – CONFINI
sono diventate un problema

Il primo momento di ‘negazione’ di sé accade quando si è molto piccoli, quando nella fase di esplorazione del mondo attraverso i sensi (udito, gusto, olfatto, vista e tatto) si sono cercate delle conferme, alle molteplici sensazioni interiori che si muovevano in modo caotico.
Teniamo presente che il bimbo ipersensibile ha la capacità, da subito, di percepire stimoli in gran numero e in modo più sottile, differenziato ed intenso. Ma la poliedricità emotiva del piccolo ipersensibile non sempre trova, nel genitore normosensibile o in quello ipersensibile non consapevole, quell’accoglimento e supporto desiderato. Gesti veloci di chiusura, frasi stizzite o occhiate di rimprovero hanno insegnato al piccolo ipersensibile che qualcosa non va, che le sue richieste non sono gradite. Da questa consapevolezza a pensare che nel suo modo di percepire c’è qualcosa di sbagliato, il passo è brevissimo. Ha inizio in tal modo la lotta contro la propria modalità percettiva! Decidere per la ‘negazione’ è la risposta più semplice per garantirsi di essere amato, accudito ed accettato, quindi sentirsi parte del nucleo famigliare. Purtroppo, questa modalità ha come prezzo: la perdita di contatto. Perdere il contatto con il proprio corpo equivale a rifiutare una parte di sé. Gli effetti collaterali sono la dissoluzione dell’autostima e della risonanza come sensazione di fare le cose ‘come si deve’.
Questa progressione continua poi con la capacità cognitiva ed immaginativa. La spasmodica ricerca di rare conferme, sono spesso accompagnate dall’invito di smettere di fare domande, di fermare questa mente così curiosa, di mettersi da parte per non imbarazzare nessuno. In sostanza, si ripropongono schemi già incontrati in precedenza: ‘negarsi’. Il rifiuto non è più rivolto al corpo, già ingabbiato, ora è indirizzato alla propria capacità di pensare e di esprimere il proprio punto di vista. Il ‘processo di esternalizzazione’ continua a generare un profondo senso di vuoto che almeno temporaneamente è ricolmato dalla decisione di adeguarsi al modello altrui per essere apprezzato ed accettato. Ma in questo modo l’ipersensibile è in balia di possibili manipolatori. Infatti, rinunciando alle proprie percezioni, interpretazioni e riconoscendo maggiore fiducia nelle teorie degli altri è come se si mettesse nelle loro mani.
L’abilità al camuffamento adattogeno trova il suo complemento dall’adolescenza in poi, con la decisione di far proprio il punto di vista degli altri per interpretare la realtà circostante. Decidere di osservare il mondo con lo sguardo altrui, ha completato il processo di esternalizzazione da se stesso. L’Ipersensibile è ‘senza corpo e senza luogo’ ovvero privo di opinioni personali. Fare propria la scala dei valore degli altri lo emargina dal proprio Sé personale tanto da non essere pin grado di ri-conoscere più chi egli sia, aumentando la sua dipendenza e la perdita di autostima.

Essere Iper-Empatici

L’incontro con l’Altro è un accadimento quasi mai neutro. L’altro è esperienza, è emozione, è quasi sempre pathos. Il concetto di Pathos raccoglie insieme il significato di “patimento“, “emozione”, “affetto” ed “esperienza”. Emozioni ed esperienze sono l’impronta che segna il cuore di chi la vive.
Nella relazione con l’altro il pathos si manifesta come antipatia, simpatia ed empatia a definizione di una distanza tra sé e l’altro e di un modo di fare l’esperienza. L’antipatico è “invece di me”. L’antipatico non è solo una persona che ha modi sgradevoli o fastidiosi. Nell’antipatico le emozioni provocano un rifiuto. Sentiamo di volerci allontanare, c’è qualcosa che disturba. L’altro è lo specchio della propria debolezza. Nella simpatia l’altro è “insieme a me”. Non c’è minaccia, anzi avvertiamo di poter soddisfare un bisogno di vicinanza. La persona simpatica non mette in discussione il nostro mondo, ma lo rassicura. Em-patia è l’altro “dentro di me”. L’emozione si spalanca per includere l’altro sino ad essere una sola cosa con l’altro.
Energeticamente il movimento è di allontanamento nell’antipatia e di avvicinamento nella simpatia. Nella simpatia vengono portati i propri bisogni, trovando nella relazione delle rassicurazioni. L’empatia è invece un movimento opposto, che dall’altro arriva sino sé. L’altro entra dentro, trovando uno spazio vuoto di accoglienza. In sintesi, l’empatia è immedesimarsi senza giudizio. Nel sentire empatico vi è un vuoto ovvero un cuore sgombro da se stesso, da convinzioni, da timori o attese, tanto da sapersi immedesimare nel cuore dell’altro. L’empatia ospita senza fare differenza . Persino quando questa differenza ha valori, modi e scelte che non si condividono.
Una delle caratteristiche della Persona Altamente Sensibile è l’IPER-EMPATIA. L’empatia è un dono meraviglioso, ma troppa può travolgere!
Nell’Iper-sensibile, il cui cervello è ‘programmato’ per essere in sintonia con l’altro, vivere la propria capacità empatica non è cosa sempre facile
L’entrare facilmente, spesso inconsapevolmente, in ‘risonanza’ con l’altro risulta complicato da gestire:
• è fantastico quando l’altro è felice, gioioso, sereno od equilibrato,
• è estenuante quanto si percepisce l’ansia del capo, il dolore del collega, lo stress del partner, la tristezza dell’amica o l’irritazione del vicino di casa.

Impariamo a vivere la propria Iper-Empatia

Cosa dobbiamo fare per proteggerci dalle emozioni degli altri? Come possiamo non essere più vampirizzati? Quali strategie adottare per godere dell’empatia senza lasciarsi pericolosamente assorbire dalla depressione, rabbia o stress altrui?
Velocemente verrebbe da rispondere di chiudersi in una torre d’avorio o trincerarsi in una grotta da eremita. Ma tutto ciò non è praticabile. L’Ipersensibile ha bisogno di momenti di solitudine in cui raccogliere le proprie sensazioni, pensieri ed immagini mentali, ma terminato questo processo ha altrettanto bisogno di socializzare. No, fuggire non è una strategia da adottare sempre, anche perché tale scelta non permetterebbe né di esplicare se stessi al meglio e né di vivere compiutamente la propria esistenza. Ciò che possiamo fare è sviluppare attenzione e centratura consapevole e, allo stesso tempo, delimitare il nostro ‘territorio’ tracciando confini realistici.
Imparare ad essere selettivi può permetterci di evitare difficoltà in ogni tipo di relazione. A questo proposito può essere d’aiuto la Tecnica del Setaccio: come il setaccio che separa la farina dalla crusca, anche noi possiamo dividere ciò che ha senso per noi da ciò che non lo ha.
Quando incontriamo un’amica, subito percepiamo che il suo occhio triste denuncia sofferenza, quindi ci avviciniamo, chiediamo, incoraggiamo lo sfogo e condividiamo con lei ogni parola, emozione e sentimento. Così facendo ci immedesimiamo con lei, è un po’ come se indossassimo il suo ‘abito’ che nella fattispecie è la tristezza. Ma cosa succede quando ci lasciamo, magari dopo due ore di fitta conversazione, in cui lei si è rigenerata e chi ha ascoltato si è indebolita ed appesantita? Se non si impara a gestire consapevolmente il dono dell’empatia, quell’abito lo si continua ad indossare per diverso tempo. Conosco Persone Altamente Sensibili che impiegano settimane o più prima di riuscire a togliersi quell’abito non suo. È fondamentale imparare a cambiarsi d’abito quando un incontro termina. È indispensabile disidentificarsi dopo essersi identificati. Empatia significa ‘entrare dentro’. Se chi è Altamente Sensibile, quasi inconsapevolmente, entra nelle scarpe dell’altro, è buono e saggio imparare a sfilarsele ovvero ‘uscire da dentro’.
Scegliere di accettare questo diamante prezioso significa stabilire di imparare a maneggiarlo con cura, innanzitutto, per il proprio benessere. Determinare di con-dividere questo dono è una scelta meravigliosa, trasmettendo pienezza a sé e quindi anche al mondo circostante.

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