Il poter lavorare da casa, magari rimanendo in tuta tutta la giornata e senza recarsi al lavoro, è un vantaggio indiscutibile. Ma da subito si avverte la mancanza della presenza dei colleghi e forse, anche, del capo ufficio con le sue ‘idiosincrasie’. La pausa caffè è una delle prime abitudini che si rimpiangono. È bello non dover affrontare i problemi di pendolarismo, ma non lo è altrettanto quando si pensa alla socialità.

Il sentirsi soli, quasi abbandonati a sé stessi produce disagio e l’impressione di non ricordare più nulla. Quando si percepire un vago senso di avvolgente e progressiva malinconia, è bene fare qualcosa prima che si trasformi in altro.

“MI SENTO ISOLATA!”

Lo smartworking (per approfondire) rischia di ridurre il rapporto con le persone con le quali si lavorava fianco a fianco. Da ciò può nascere anche una sensazione d’isolamento che difficilmente trova soddisfazione nelle videochiamate. Il bisogno di vedersi di persona, di poter parlare direttamente con l’altro è alla base della vita umana. Il virtuale è un buon surrogato, ma tale rimane.

COLTIVARE LE RELAZIONI UMANE

A maggior ragione è importante aumentare il tempo per coltivare delle relazioni umane reali, faccia a faccia.  Il nostro smartphone, i servizi di messaggistica, i social sono strumenti che ci permettono di mantenere viva una relazione personale o lavorativa. È utile essere consapevoli che il solo uso dei device ci fa rischiare di perdere di vista la relazione umana. Da sempre l’umanità ha compreso che la massima fonte di felicità personale è nello stare con gli altri.

Va colta, pertanto, l’opportunità di impostare la propria agenda giornaliera tenendo conto di ciò. Individuando dei momenti in cui stare di più con i propri cari e con gli amici. Magari anche coltivando interessi, passioni o hobby che erano stati accantonati per mancanza di tempo.

Inoltre, è possibile individuare vicino a casa degli spazi in cui poter lavorare senza essere soli. Si può pensare al coworking ovvero degli spazi condivisi ed attrezzati. Questi sono spesso organizzati da associazioni, università o polisportive dove si possono svolgere le proprie attività, ma con altri ‘colleghi’. Creandosi in tal modo nuove opportunità per allargare conoscenze e fare esperienze nuove.

“NON RICORDO PIU’ NULLA, DICI CHE SIA LA VECCHIAIA?”

La modalità multitasking ci obbliga ad essere costantemente connessi con più device contemporaneamente. Poiché l’essere umano ha la possibilità di spostare velocemente l’attenzione da un contenuto all’altro, si è pensato potesse essere efficiente su più livelli contemporaneamente. Di fatto, siamo programmati per fare bene ciò su cui prestiamo attenzione. Disperdere questa su tante pratiche ci obbliga a dissipare molta energia ovvero memoria.

Possiamo memorizzare ciò su cui rimaniamo attenti. Molti pensano di avere problemi di memoria, ma in realtà è solo questione di distrazione. Riportare la propria consapevolezza nel ‘qui ed ora’ e ricominciare a far le cose in single tasking significa riossigenare la mente. Smettendo di disperdere brandelli di memoria, ma rinvigorendo il proprio potere mnemonico.

MEMORIA

La memoria è alla base della nostra personalità. La rivoluzione digitale sta impattando in maniera pesante su questa facoltà cognitiva che va coltivata e non lasciata scemare. Molte delle informazioni importanti della nostra vita le affidiamo al pc o smartphone. Tale scelta è apparentemente vantaggiosa, infatti si pensa in tal modo di poter ricordare tutto.

Ma nel volerci tutelare da possibili momenti di mancanza di memoria, lasciamo impigrire le nostre capacità di memorizzazione o di orientamento. Ricordare informazioni, date, contenuti della propria vita o di altri, oltre ad arricchire ci qualifica professionalmente ed avvicina ai nostri simili.

La memoria, inoltre, ha molto a che fare anche con la creatività. Ci sono studiosi che definiscono la creatività come “memoria associativa che funziona eccezionalmente bene”. Inoltre, la creatività è alla base anche del problem solving ovvero della capacità di sviluppare strategie ed abilità per la soluzione dei problemi. È quindi comprensibile come attenzione, memoria, creatività, siano molto importanti, sia per la sfera privata che per quella professionale.

“È incredibile osservare lo stupore di chi si sente ascoltato!”

Si, è incredibile notare la sorpresa delle persone quando si rendono conto di essere veramente ascoltate. A tutti fa piacere osservare che l’altro è ‘presente’ durante la relazione interpersonale in corso. Facilitando una reciprocità che innalza il livello interattivo e collaborativo tra le persone coinvolte. Inoltre, la capacità di memorizzare aumenta, in quanto ci si ricorda davvero ciò di cui si sta parlando.

SOCIALITA’ E MEMORIA

È importantissimo riservare accoglienza e disponibilità. L’utilizzo delle videochiamate in smartworking, potendo vedere il volto delle persone, permettono di rimanere più concentrati e di ricordare meglio le cose dette. Risulta più facile prendere appunti, trovare soluzioni che siano efficaci. Ciò dimostra che la memoria è come un muscolo, più lo alleni e più ne vedi il beneficio. Il suggerimento che ne scaturisce: è di non mettere tutte le informazioni nel device, ma soltanto una parte e il resto provare a ricordarcele.

Per rendere effettivo tale consiglio può essere utile considerare smartphone o tablet dei semplici custodi, ma non dei destinatari unici delle informazioni. Pertanto possiamo articolare delle modalità per ricordare dei contenuti quasi giocando con se stessi, ma esercitandosi a ricordare numeri, informazioni e dati.

Ciò può produrre in leggerezza grande beneficio, fiducia in noi stessi e autostima. Talvolta possiamo stupirci piacevolmente di nostre capacità, e questo può essere uno di quelle piccole sfide che producono effetti evolutivi. Infatti, allenare la memoria significa agire sulla creatività, sul problem solving e sul valore che ci possiamo riconoscere.