Le emozioni esercitano un ruolo importante nella nostra quotidianità e, talvolta, possono «prendere il comando» del nostro cervello! Il sequestro emotivo è una situazione in cui una intensa emozionalità ci rende «ostaggi delle emozioni». Infatti, stimoli emotivi molto forti sono in grado di bypassare le funzioni cognitive superiori della corteccia cerebrale. È un po’ come se si attivasse, indipendentemente dalla nostra volontà, una sorta di “pilota automatico”.
Se costruissimo una matrice i cui estremi sono: io e gli altri; prima e dopo il sequestro emotivo. Vedremmo emergere quattro quadranti che pongono in evidenza le possibili combinazioni nella gestione della comunicazione. Di seguito vengono analizzati e forniti dei suggerimenti con riferimento d tre possibili situazioni.
Nel quadrante IO-PRIMA è possibile collocare la tecnica del Self-Briefing: una sorta di ‘riunione’ con se stessi per evitare il sequestro emotivo. È una pratica usata in aviazione per migliorare la capacità di prendere le decisioni migliori in situazioni di emergenza. È una sorta di dialogo, possibilmente ad alta voce con sé stessi, in preparazione di un evento che si reputa critico. È da farsi poco prima di «andare in scena». Lo scopo è di creare un ventaglio di possibili scelte comportamentali a cui attingere al bisogno. Per disporre di pattern comportamentali predefiniti da attivare velocemente e «senza pensare» in caso di necessità. Si possono utilizzare affermazioni del tipo: Se accade questa cosa … Allora farò; Se mi dicono ciò ….Allora risponderò. È poi possibile attraverso una visualizzazione creativa immaginare la situazione e autosuggestionarsi per la componente para verbale. Il suggerimento è di attivare un training ovvero allenarsi per un tempo sufficiente,preparando le proprie strategie comunicative. Riuscendo in tal modo a ridurre o a non cadere più in un sequestro emotivo.
Nel quadrante IO-DOPO è possibile collocare il Modello di Rosenberg OSBR. In questo spazio si ipotizza di essersi già calati in una situazione di tempesta emotiva. Lo scopo è gestire il sequestro emotivo per reimpostare la propria modalità espressiva,disattivando progressivamente gli aspetti critici. Ciò richiede di porre attenzione al proprio stile di ascolto e al modo in cui risolviamo i conflitti. Occorre focalizzare l’attenzione su: OSSERVAZIONE: l’osservazione dei fatti nel modo più oggettivo possibile, privandoli di interpretazioni e giudizi; SENTIMENTI: il riconoscimento delle emozioni che hanno determinato il comportamento; BISOGNI l’emersione dei bisogni che sottendono l’emozione vissuta, da condividere con l’altra persona, assumendosene la responsabilità; RICHIESTE la formulazione di richieste concrete da porre all’interlocutore, sotto forma di domande in una relazione adulto – adulto. Ricordiamo che richiedere non significa né pretendere né supplicare che l’altro faccia ciò che gli abbiamo chiesto.
Nel quadrante ALTRI-PRIMA si possono collocare Le 5 regole di GOLEMAN per prevenire il sequestro emotivo dei nostri interlocutori. Nella comunicazione sistematicamente il canale verbale e para verbale si alternano. La possibilità di errata comprensione dell’informazione è alta, infatti si ritiene che, considerando la comunicazione pari a 100, alla controparte arriva solo 20. Se poi si dovesse escludere o ridurre il para verbale, come accade nella comunicazione ad esempio per mail, l’incomprensione può raggiungere livelli elevati. Goleman suggerisce 5 regole per ridurre il ‘negativity bias’ (pregiudizio negativo) nei seguenti passaggi:
- Iniziare il dialogo se possibile apprezzando qualcosa!
- Astenersi da critiche generalizzanti e condividere suggerimenti precisi per migliorare quanto già esiste
- Evitare l’imperativo, l’essere perentori, ma preferire il condizionale o formulare domande a risposta aperta per agevolare il dialogo
- Enfatizzare le risorse, le possibilità, le intuizioni e i progressi verso l’obiettivo
- Usare la parola «ancora» («The power of ‘yet’»), la parola «insieme», la parola «perché»