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Smart Working

Lo smartworking è una novità conosciuta. Se ci pensiamo, di lavoro agile se ne parla da un po’ di tempo. Tacitamente invidiando chi poteva soggiornare a Hong Kong senza chiedere ferie, ma lavorando in remoto con Berlino. A ciò dobbiamo aggiungere l’uso di piattaforme come Skype che permettono di fare videochiamate dal lontano 2003. In sostanza, stiamo vivendo globalmente ‘una novità conosciuta’.

La pandemia ci sta inducendo, senza accettare alcuna lamentela, a vivere nel quotidiano lo smartworking. Tutti ci stiamo accorgendo della comodità di poter lavorare da casa, ma come ogni medaglia anche questa ha un suo rovescio. Ovunque possiamo leggere i pro e i contro di questa novità conosciuta. Infatti, non mi voglio soffermare su questi aspetti, ma sul disorientamento cognitivo ed emozionale che questa situazione causa. Sul come ci sentiamo ‘costantemente connessi’ e sul desiderio di riappropriarci del nostro tempo e della nostra vita.

“Non riesco a concentrarmi! non concludo nulla. MI muovO senza meta.”

Questa sensazione di disorientamento è comune a tanti. Non avere più dei punti di riferimento ed un timesheet scandito da consuetudini consolidate ci porta a fare tante cose contemporaneamente.

La sesta legge della psicodinamica ci ricorda che “l’attenzione, l’interesse, l’affermazione, e la ripetizione rafforzano le idee, le immagini e le formazioni psicologiche su cui si accentrano”. Decidere di esercitare il proprio focus significa indirizzare la propria attenzione ovvero la propria energia su una cosa per volta. Invece di vagabondare da una mail ad un sms o da una riunione virtuale all’altra, disperdendo energia vitale. Magari senza zittire i vari social che con le notifiche richiamano la nostra attenzione, aiutandoci a non rimanere concentrati.

ATTENZIONE = ENERGIA

Se pongo l’attenzione su una attività e la ripeto con costanza questo mi permette di economizzare energia e tempo. Poiché lo smartworking è una novità conosciuta, non è privilegiando uno strumento piuttosto che un altro la soluzione al disagio di non sentirsi efficaci. Ciò che può essere opportuno fare, è rendere l’uso delle varie tecnologie più equilibrato.

Farsi uno schema delle attività è sicuramente utile. Silenziare le notifiche di messaggistica dai vari dispositivi e stabilire in che momento leggerli e rispondere, permette di non sentirsi invasi. La sensazione di non avere più dei punti di riferimento ci obbliga a confrontarsi con la mancanza di confini. Pertanto, abbozzare un timesheet può essere un primo modo per ‘metter ordine’ nello svolgimento del proprio lavoro. Poi, darsi delle regole sviluppa la sensazione di maggiore efficacia nella gestione delle pratiche e, inoltre, di non dimenticare nulla.

“Non riesco a fare tante cose ALLO STESSO TEMPO. Sono un’incapace!”

Il multitasking è una leggenda in cui ci siamo immersi per diversi decenni, convinti di poter fare tante cose contemporaneamente. L’idea è sorta dall’illusione di essere in grado di ‘fare tanto’ nello stesso momento. Nella realtà, siamo in grado di spostare velocemente la nostra attenzione da un oggetto all’altro. Ciò non significa che siamo programmati per compiere simultaneamente molte azioni. Pertanto, il mito del multitasking, la capacità di essere più efficienti ed efficaci, si è dimostrato una pura fantasia.

Tale visione ha nel tempo prodotto delle situazioni di stress e burnout che sono diventate oggetto di studi. Ma è altrettanto vero che, in certi momenti, sembra essere indispensabile dover fare tante cose assieme. In questo caso, per ridurre lo stress, può essere utile fare ordine. Ad esempio, intervenendo su ciò che è direttamente controllabile: il proprio tempo libero.

IL MIO TEMPO LIBERO

Essendo lo smartworking una novità conosciuta che permette di gestire il tempo in modo innovativo: possiamo partire da qui. Sembra un paradosso, ma non lo è: il tempo è una importante leva. Focalizzare la propria attenzione su una attività fisica per volta ci può allenare anche da un punto di visto emotivo. La ripetizione e il perfezionamento dell’azione ci può sostenere nell’aumentare la nostra autostima (per approfondire).

Stabilire di fare una cosa e farla veramente non è sempre facile. Quando si cucina è sano fare veramente quello, senza disperdere la mente in altri mille rivoli consumando molte energie. Se si decide di portare il cane al giardino è saggio fare quello. Imparando a godersi l’attimo, sentendo l’aria sul viso, giocando col cane o facendo due chiacchiere con chi incontriamo.

Non mangiare mentre si guarda la televisione con un occhio e, con l’altro, si fa la “ricerchina” su Google o si risponde ad un Whatsapp. Educarsi a vivere il ‘qui ed ora’ è utile. Partendo da ciò che è sotto la propria responsabilità per poi traslare tale modalità anche nello smartworking. Riappropriarsi delle nostre capacità produttive, creative e decisionali può essere l’effetto dell’imparare che ‘per essere più efficaci abbiamo bisogno di rallentare’.

IL TEMPO DELLO SMARTWORKING

In sintesi, nei momenti in cui si accavallano emergenze o urgenze ci dobbiamo adattare compiendo molte azioni, apparentemente in contemporanea. Ma senza scordare che siamo noi che ci mettiamo nella modalità multitasking. Una volta terminata la necessità o l’emergenza è finita, essendo consapevoli di ciò, è saggio uscire da questo stato di tensione. Per ritrovare una condizione di single tasking, che significa recuperare delle energie favorendo anche il lavoro in smartworking.

DA MULTI A SINGLE TASKING: LE RELAZIONI

Organizzarsi secondo una logica single tasking può essere un modo per gestire meglio il proprio tempo, le proprie energie e aiutarci anche nelle relazioni. Non è piacevole parlare con una persona mentre risponde al telefono, al messaggino o alla mail. Di converso, non è piacevole essere disturbati mentre si sta facendo qualcosa di importante. In entrambi i casi, il rapporto interrelazione è sottoposto ad una tensione che può deteriorare progressivamente la relazione (per approfondire).

Essere single tasking è utile, perché fare una cosa per volta ci pone nella condizione di gestire opportunamente il lavoro. Se un collega entra in ufficio facendoci fretta o un cliente ci tallona chiedere gentilmente di aspettare un attimo o di richiamare successivamente, è un modo per non alterare la relazione. Così facendo, inoltre, ci si può dare il tempo per gestire la comunicazione tranquillamente e senza stress. Alternare momenti di multitasking a momenti single tasking è utile per se stessi e vantaggioso per la nostra controparte che si può garantire una attenzione vera e fattiva.

Lo smartworking è una novità conosciuta. Organizzare il tempo, separando quello lavorativo da quello personale, può essere una buona strategia. Allo scopo di non incorrere nella nomofobia ovvero la paura di non poter disporre di un cellulare per essere connessi. Ciò è possibile utilizzando i social in taluni momenti della giornata e per un tempo auto stabilito. Evitare un arousal (sovreccitamento cognitivo) impatta sulla propria serenità, tempo personale ed efficienza lavorativa. In sostanza, l’uso opportuno dello smartphone premunisce dall’avere sempre gli occhi sul cellulare o tablet, anche quando passeggiamo al parco, rischiando di centrare in pieno un albero!

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