
LE PERSONE SENSIBILI HANNO UNA MARCIA IN PIU’
Per me il libro scritto da Rolf Sellin è stato un fulmine a ciel sereno. Ho, come tutti gli ipersensibili, sempre pensato di essere ‘fuori luogo o sbagliata’. Leggendo ho scoperto che invece, ad un certo punto della vita, avevo semplicemente accettato di perdere la Via. La pressione esercitata dalla realtà circostante mi aveva forgiata per ‘cedere e credere’ convintamente di essere imperfetta.
Ho impiegato tempo per riuscire a leggerlo tutto. Poi l’ho riletto molte volte e ne sono seguiti altri, anzi molti altri. Ogni autore ha una visione particolare nel trattare l’Alta Sensibilità e tutte sono molto interessanti. Queste varie tematiche sono di volta in volta presentate in workshop esperienziali in quanto Counselor Psicosintetica. L’intento è far conoscere chi sono gli Ipersensibili. Facilitando la comprensione della ricchezza che emerge dal prendere consapevolezza del proprio dono.
LA PSICOSINTESI PER COMPRENDERE MEGLIO
Nel suo libro Sellin dedica molte pagine a tematiche trattate anche in Psicosintesi, come:
- conoscere se stessi è indispensabile: per poter gestire le proprie percezioni, elaborare consapevolmente gli stimoli e ridurre il dolore.
- sviluppare la capacità di trovare il proprio centro è fondamentale per intraprendere un percorso volto ad imparare a stabilite dei limiti. Ma anche per prendere una consapevole ‘distanza interiore’ da se stessi o dagli altri. E conoscere tecniche per eliminare lo stress, modificare abitudini mentali ed emotive nocive.
Aspetti che sono riassunti in Psicosintesi col motto “Conosci te stesso. Possiedi te stesso. Trasforma te stesso”. Quando ho cominciato a leggere il libro di Sellin ho compreso quanto sia indispensabile accrescere il livello di consapevolezza di se stessi. L’essere in grado di cogliere ‘chi sono’ è un passo necessario per giungere ad una vera accettazione. Nel recensire questo libro, che invito a leggere, mi soffermerò sul processo involutivo degli Ipersensibili. Per invitare tutti a prendere confidenza con queste conoscenze ed agire per evolvere.
UNA PELLE SOTTILE
Innumerevoli sono le caratteristiche degli ipersensibili elencate da Rolf Sellin. Quella che mi colpisce sempre è riferita alla CURIOSITA’. Curiosità verso argomenti psicologici e verso gli altri. Curiosità di capire se stessi ed il mondo. A cui si aggiunge la volontà di indagare dietro alle quinte e di mettere in dubbio se stessi ed il mondo circostante. La spiccata capacità di percepire molti più stimoli di altre persone, di individuare molte più correlazioni tra quanto percepito, altri oggetti o fenomeni etc.
La capacità di percepire più stimoli e più intensamente di altri ha un rovescio della medaglia. Questa va ricercata nella possibilità di rimanere sopraffatti da tutta la sofferenza, povertà, ingiustizia e dolore nel mondo. La propensione all’empatia comporta il rischio di rimanerne vittima e di non riuscire ad agire e ad esprimersi. Non amando il conflitto l’ipersensibile tende a dimenticare quelli che sono i limiti del dare. Progressivamente le energie cominciano ad esaurirsi ed inizia a sentirsi incapace e di poco valore. Si fa carico dei problemi altrui precludendosi le possibilità che la vita gli offre.
QUANDO LA PERCEZIONE E’ SOLO UN PROBLEMA
Partiamo dal BAMBINO IPERSENSIBILE nel comprendere come si diventa ‘camaleonti’. Ricordiamo sempre che il piccolo Ipersensibile rispetto agli altri bimbi:
- Ha la capacità di percepire stimoli in numero maggiore di altri.
- Stimoli che vengono raccolti in modo più sottile e in modo differenziato e con maggiore intensità.
“Sei sempre troppo sensibile, smettila!” questa è una frase tipica che tutti gli ipersensibile si sono sentiti dire fin dai primi anni di vita. Per un bimbo ipersensibile questa è un’offesa. È la negazione di una sua componente fondamentale. L’effetto nel tempo è che se questa sua parte è negata. È negata la persona ovvero se la persona è negata significa che è sbagliata. E ciò che non va bene non può esistere, anzi si è legittimati ad abbandonarla. Quella persona è destinata a morire per il gruppo di appartenenza. Principi arcaici che ancora esistono nella profondità di ognuno di noi.
Nel bimbo ipersensibile scatta la convinzione di ‘essere sbagliato’. Allora ‘se sono sbagliato, devo correggermi’. Sorgono conseguenzialmente delle domande: ‘Come devo cambiare? Come gli altri vogliono io sia?’ Interrogativi che presuppongono una credenza di base che prende sempre più forza. Devo adattarmi alle loro richieste altrimenti non sono amato. Inizia da questo momento in poi una vera e propria lotta interiore contro se stessi. Un processo repressivo che passa, prima, per l’accantonamento e, poi, l’adattamento alle modalità altrui.
ACCANTONARE PARTI DI ME
IL PRIMO STEP
Il primo step di rinuncia a se stessi inizia molto presto. Entrando in risonanza coi propri genitori, che lo sollecitano ad essere meno sensibile, comincia a convincersi di dover cambiare. Si accorge che l’essere sbagliato è imputabile alla funzione senso motoria ovvero ai sensi. Le percezioni, essendo raccolte principalmente da tale funzione, vanno controllate rigidamente. Si sviluppa, quindi l’idea di non dare “attenzione al corpo e alle sensazioni, allora sarò amato dai miei genitori”.
Cosa si nota? Il bisogno di amore, accettazione, appartenenza e sicurezza è talmente stringente da indirizzare il suo pensiero. Il bambino ipersensibile decide di sacrificare la percezione del proprio corpo. Cerca in tutti i modi di rifiutare le informazioni che vengono veicolate attraverso i sensi. È come se decidesse di diventare sordo, pur avendo un buon udito o di non vedere, pur avendo occhi sani.
Si impegna costantemente per ottenere qualche risultato. Ma ciò che sicuramente realizza è che il suo corpo comincia ad essere vissuto come privo di valore. È considerato come un’inutile appendice, uno strumento dal quale pretendete tutto, senza prestare alcuna attenzione. Non si merita nulla, non è necessario prendersene cura e rispettarne i limiti. In questo modo il corpo è totalmente disatteso. E l’unica strada per essere ‘ascoltato’ che il corpo adotterà saranno le malattie.
IL SECONDO STEP
Il secondo step è la rinuncia al proprio punto di vista. Il bambino crescendo sviluppa la sua capacità di elaborare in modo più sottile e differenziato le parole, gli eventi e le situazioni. Riesce a cogliere anche le contraddittorietà nei comportamenti, nelle parole e le informazioni occulte. Acquisisce la capacità di intuire, ponendosi nella condizione di ‘vedere dietro le quinte’ o di ‘ sentire il non-detto‘.
Le deduzioni che emergono necessitano di conferme. Il bambino allora si rivolge ai genitori per poter comprendere meglio le sfaccettature della realtà circostante. La disattenzione e la difficoltà negli adulti di cogliere la finezza delle sue percezioni producono effetti incongruenti. Tanto che disorientano il fanciullo che non ottiene alcuna risposta pertinente. Il risultato è di sentirsi ancora più sbagliato. Arrivando a decidere di orientarsi a favore dell’altrui volere. Adottando comportamenti che sminuiscono le proprie conclusioni e direzionano la percezione sempre più verso l’esterno.
Inizia una sorta di circolo vizioso entro cui egli si sente abbandonato a se stesso in una realtà contraddittoria. Non disponendo ancora degli strumenti adatti per comprendere, la conclusione è “mi conviene a non fare più affidamento ai miei giudizi, percezioni e valutazioni”. Si orienta verso il modello altrui, garantendosi quel senso di appartenenza e sicurezza tanto anelato. Si concretizza sempre più la sua trasformazione camaleontica.
MI ADATTO ADEGUANDOMI
IL TERZO STEP
Il continuo tentativo di adattarsi porta l’ipersensibile a ‘vedere la realtà con gli occhi dell’altro’, annullando la capacità di osservare autonomamente. Smettere di guardare il mondo con i propri occhi significa sviluppare una “immagine della realtà del tutto diversa dalla propria”. È come se si accettasse di diventare estranei a se stessi.
Nonostante questa scelta l’ipersensibile non si sente meglio, il disagio e la tensione interna crescono. La dubbiosità aumenta, il controllo sulle funzioni richiede sempre più energie rendendolo sempre più affaticato e scoraggiato. L’aver rinunciato agli strumenti di cui è dotato e non più in contatto con il proprio corpo si trova in balia degli interessi altrui. È una perfetta potenziale vittima delle manipolazioni.
Cosa ci evidenzia Rolf Sellin? Per essere amati gli ipersensibili accettano progressivamente di ‘rinunciare a qualcosa’ arrivano ad adottare una visione esterna del mondo. Tale comportamento li rende estranei a se stessi. È come se “fossero senza corpo e senza luogo”. Hanno sacrificato la percezione di sé stessi con tale determinazione da non avere più alcuna opinione veramente personale. Ecco spiegata l’immagine del camaleonte.
IPERSENSIBILE FELICE
Questa articolata spiegazione vuole essere il preludio alla possibilità di scegliere di essere una Persona Altamente Sensibile FELICE. Affinché, ciò sia possibile è importante attivare un processo evolutivo. Ciò significa essere ben CENTRATI e CONSAPEVOLI di se stessi e dei propri bisogni. Riappropriarsi delle proprie PERCEZIONI vivendole non come un difetto, ma come un dono da imparare a gestire. Sviluppando la consapevolezza che esistono dei CONFINI da tracciare e difendere.
Passaggi che se fatti permettono una maggiore centratura, capacità di affrontare i conflitti, sviluppare autostima, amor proprio e capacità di comunicare. A cui si aggiunge un maggiore amore per il proprio corpo. Ma anche ridurre lo stress ed imparando a gestire meglio l’Alta Sensibilità nella quotidianità
Per approfondimenti:
#PERSONALTAMENTE SENSIBILE: Il ruolo del CONFINI
#PERSONALTAMENTE SENSIBILE: Il ruolo del CENTRO
#PERSONALTAMENTE SENSIBILE: Il ruolo della PERCEZIONE
IL CORAGGIO DI ESSERE IPERSENSIBILE