Il temperamento ipersensibile caratterizza quella persona che vive tutte le emozioni con grande intensità. Ma chi non ha mai sofferto di un’emozione incontrollabile: paura, rabbia vergogna, tristezza, gelosia? Ognuno in un qualche momento della vita è stato investito da uno tsunami emotivo che lo ha pietrificato o ravvivato. Nella Persona Altamente Sensibile l’emotività riveste un ruolo significativo. L’amigdala, una piccola porzione dell’encefalo, nei PAS è altamente reattiva. Ciò significa vivere ogni giorno e ogni accadimento in modo assoluto.
ABOLIAMO LE EMOZIONI
Prima di addentrarci nel mondo della funzione emozione-sentimento proviamo a giocare con la fantasia. Come? Partiamo da una lamentela frequente nei PAS: come posso fare per emozionarmi meno? Devo eliminare la mia sensibilità! Ipotizziamo che i ricercatori abbiano immesso sul mercato una nuova medicina. Un farmaco in grado di sopprimere le emozioni incontrollabili. Come sarebbe la nostra nuova vita se lo assumessimo?
I vantaggi potrebbero essere:
- Niente panico prima di un colloquio o prima di dichiarare il proprio (per approfondire)
- Spariti gli eccessi di rabbia.(per approfondire)
- Spenta l’empatia.(per approfondire)
- Un fallimento non sarebbe più in grado di provocare tristezza, abbattimento.(per approfondire)
- Il successo degli altri potrebbe non indurre più invidia o gelosia.
- Niente più palpitazioni, lacrime, rossori, pallori, mani sudaticce o tremanti o altri effetti corporei connessi all’emotività.
- Nessun accecamento da innamoramento o gioia.(per approfondire)
…PENSIAMOCI BENE…
Fantastico vero? Ma forse è saggio andare a leggere il bugiardino di questa nuova medicina con indicati gli effetti collaterali in caso di uso prolungato:
- Difficoltà relazionali.
- Noia e apatia.
- Comportamenti a rischio per sé e per gli altri.
- Disturbi della memoria.
- Difficoltà valutative.
Ma sarebbe ancora interessante disporre di questa medicina?
DEFINIRE L’EMOZIONE
Definire un’emozione non è poi così facile. L’emozione ci evidenzia un movimento che interessa il corpo, la mente e lo spirito. Quando si presenta crea un turbamento al temperamento o all’equilibrio della persona sia di segno positivo che negativo. Da Ipersensibile ho per molto tempo vissuto malamente le emozioni. Per rendermi conto che sono uno strumento fantastico di cui disporre.
Attraverso i cinque sensi raccogliamo tante sollecitazioni da cui ed attraverso cui possiamo vivere ed interpretare la vita. Questi input vengono indirizzati al cervello e nello specifico all’amigdala. L’amigdala partecipa all’elaborazione degli stati emozionali, alla formazione e memorizzazione dei ricordi collegabili ad eventi emotivi. Porzione encefalica che nell’ipersensibile assume una grande rilevanza in quanto origine della sua spiccata reattività agli stimoli sensoriali. Ma andiamo per gradi, prima consideriamo: corpo, mente e cultura.
ATTRAVERSO IL CORPO E LA MENTE
Ci emozioniamo perché il nostro corpo si emoziona, ci fa notare l’americano filosofo e psicologo William James. Il sentirci tremare ci porta a credere di avere paura oppure piangere a crederci tristi. Per James è importante cogliere che è il corpo a farci prende atto che sta accadendo qualcosa. Ad esempio, supponiamo di evitare per un pelo un ostacolo. La paura non è precedente al fatto, ma successiva. Il corpo ha reagito subitaneamente con uno scarico di adrenalina. La consapevolezza del mancato danno si concretizza attraverso l’emozione che avviene solo in seguito.
Le emozioni senza il corpo non le potremmo sentire, quindi non le riusciremmo a vivere. I cinque sensi ci permettono di informare la mente che sta accadendo qualcosa. Saranno poi le emozioni che creando movimento interiore ci aiutano a decidere più in fretta. Tutti sappiamo che la mente emozionale è molto più veloce nel fare scelte rispetto a quella logica. Infatti, la mente cognitiva più riflessiva e ordinata, ma anche più lenta, viene soppiantata da quella emotiva in grado di dare risposte velocissime. Fattore di non poco conto, se ci riportiamo all’epoca delle caverne dove il problema della sopravvivenza era focale.
EMOZIONI E CULTURA
Ci emozioniamo anche perché è un fatto culturale. Tutti noi abbiamo appreso ad interpretare il mondo circostante attraverso gli atteggiamenti dei nostri genitori, amici o colleghi di lavoro. Quindi non stupisce se riconosciamo alle emozioni un ruolo culturale che si può differenziare da nazione a nazione. Nei vari continenti le emozioni umane sono le stesse, ma vengono espresse con colorazioni differenti.
Ci sono emozioni che vengono perdonate a seguito di comportamenti altrimenti rigettati a livello sociale. Si perdonano parole sgradevoli se sono state pronunciate in un momento di rabbia o se accecati dalla gelosia. Parole incongruenti sarebbero fattore di scontro se non controllate ad esempio tra due contendenti politici. Tale approccio alle emozioni ci fa comprendere che l’ambiente in cui viviamo ha un peso, come del resto il comportamento emotivo associato. Piangere in certi gruppi umani può provocare simpatia, ma in altri ambiti ciò definisce la mancanza di virilità o di self-control.
NEGLI IPERSENSIBILI
Ma ritorniamo ai PAS e alla loro spiccatissima sensibilità. La struttura encefalica di un Ipersensibile è tale da renderlo potenziale vittima della sua emotività. Attenzione, solo potenzialmente! Ci tengo a sottolineare ciò, c’è sempre margine per il ‘libero arbitrio’. Siamo sempre noi che teniamo il volante della nostra auto tra le mani. Assagioli ci esorta sempre ad essere Osservatori attivi della nostra esistenza. Padroneggiare le funzioni psichiche, ovvero gli strumenti che la Naturaci rende disponibili, è indispensabile. Gestire l’emotività ci dona la libertà di trasformare ciò che non va bene. Per un PAS è nocivo essere inconsapevole del dono di cui dispone: la sua sensibilità.
ALCUNE CONSIDERAZIONI
Dagli studi decennali del Prof. Jerome Kagan, suffragati successivamente dalla risonanza magnetica funzionale, sono emersi interessanti collegamenti tra emozionalità e corporeità. Lo studioso afferma che i bimbi particolarmente reattivi agli stimoli esterni sono potenzialmente degli introversi (per approfondire). A cui si sono aggiunte le valutazioni di Elaine Aron secondo cui tale caratteristica è attribuibile anche alle Persone Altamente Sensibili (PAS).
Chi è altamente reattivo è geneticamente caratterizzato per raccogliere molti più stimoli dall’esterno. Una volta raccolti e processati dall’amigdala è possibile sapere se quell’evento è ‘ok oppure non ok’. Sembra poco, ma non lo è! Sembra che la Natura assicuri sulla Terra la presenza di Esseri Umani emotivamente sensibili ed attenti ai propri simili. Supponiamo che tutti siano guerrieri pronti a morire in battaglia e che nessuno stia nelle retrovie. Come si garantirebbe la sopravvivenza della specie?
Da PAS ho impiegato tempo nell’elaborare tale visione, ma c’è un fondo di verità. La psicologia evoluzionistica ci dice che ci emozioniamo, perché è scritto nei nostri geni. Le emozioni ci hanno permesso di sopravvivere, riprodurci e si sono affinate durante l’evoluzione della specie. Inoltre, questa modalità continua ad essere trasmessa per ereditarietà. Pertanto, le emozioni ci salvano e sono anche un valido strumento per guardarsi allo specchio.
IN SINTESI
Da PAS mi sono resa conto che questa enorme sensibilità, emotività, empatia e così via non è solo una disgrazia. Dis-grazia è una parola composta che ci richiama alla ‘mancanza’ di grazia, quindi di favore o benevolenza. Ma se facciamo un piccolo esercizio introspettivo possiamo comprendere che è la cultura che ha aggiunto Dis-. Proviamo a toglierlo e vediamo che rimane solo grazia. Grazia dal latino gratia significa ‘gradito’ o tale da ‘impressiona(re) gradevolmente sensi e spirito’ (per approfondire). Essere ‘in grazia di Dio’ è forse la condizione degli Ipersensibili? Non lo so! Ma possiamo vivere meglio se conosciamo le nostre emozioni e ce le facciamo amiche.